E di come la sicurezza deve passare attraverso processi precisi e invalicabili
L’incredulità, gli occhi sbarrati di fronte alle prime notizie.
I brividi veri, quelli che ti scuotono fin dentro le ossa, quando ti rendi conto che potrebbe non essere stata una tragedia imprevedibile, ma c’è il tragico sospetto che sia stata frutto di decisioni od omissioni umane.
Ero indeciso se scrivere queste parole.
Non sono un esperto di funivie, non voglio sputare sentenze già troppo proclamate da ogni dove.
Non voglio condannare e puntare il dito, non spetta a me.
Vorrei solo analizzare le possibili soluzioni in termini di procedure.
Non quelle “a caldo”. Quelle saranno una danza di controlli a tappeto.
Abbiamo oltre 1477 impianti a fune in Italia.
In quanti altri luoghi potrebbe ancora accadere?
Quanti altri boati immensi e innaturali potrebbero interrompere la quiete di quei paesi?
Si susseguiranno verifiche, analisi, manutenzioni straordinarie.
Se qualcun altro (e mi auguro proprio di no) aveva avuto la malaugurata idea di omettere dei controlli di sicurezza del genere, si sarà spaventato a morte pensando alle ben più gravi conseguenza a cui sarebbe andato incontro.
Quindi, come ti dicevo, non importa molto la soluzione “a caldo”, ma quella a freddo, quando si saranno calmate le acque.
Quando il boato assordante avrà finito di riecheggiare nelle nostre orecchie e ci sarà un altro problema all’ordine del giorno.
Le soluzioni a lungo termine: quelle che davvero possono evitare le disgrazie
Facciamo una piccola premessa.
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